L'interpretazione qui proposta è un'alternativa rispetto all'interpretazione più comune che considera
EGIR come preposizione riferita a
SISKUR (cfr.
Haas – Wilhelm 1974, 161,
passim): “Dann stellt er sich (sc. Der Priester) hinter die Ritualhandlung/Opfer”. Si suppone infatti che
EGIR.SISKUR, così come
EGIR.KASKAL possa talvolta significare anche“strada, via di ritorno” (cfr. per es. CHD P, 254
sub pē har(k)- 1b), potrebbe significare letteralmente “rituale di ritorno” nel senso che indica un rituale che ha una funzione in qualche modo diversa rispetto al rituale principale; sarebbe, quindi, una sorta di di “rituale secondario” o di “rituale parallelo”. In tal modo il verbo
tiya- sarebbe da interpetare con il suo signficato secondario di “iniziare, accingersi a” (ted.
eintreten). Del resto che possa trattarsi di un rituale secondario o parallelo al principale, è confermato dal fatto che la formula introduce la serie di
termini rituali hurriti, la cui recitazione sempre racchiusa in un paragrafo a sé stante, verrebbe a costuire una sezione a sé, una sorta di 'rituale nel rituale'.